Usanze e Rituali pt. 3
GIOVEDI’ SPERIMENTALE
a cura di Piero Pala
Giovedi 27 Giugno 2013 h. 22:00
Usanze e Rituali pt. 3
(73 min)
Antonio Paradiso
“Teatro antropologico” 1970-80, 15 min.
“Sculture filmate antropologiche” 1969-75,
episodi Tarantati, Pulcino, Navigazione dei colombi, Sacro e Profano, 25 min.
Nino Pezzella
“Cocullo” 30 min.
“Mia Zia” 1.30 x 1.30 min.
Cinema Filmstudio
Via degli Orti d’Alibert 1/c – Roma (Trastevere)
Ingresso €. 5,00
INFOS:
www.complusevents.com www.filmstudioroma.com
info@complusevents.com info@filmstudioroma.com
Tel. 333 735 8983 Tel. 334 178 0632
Giovedì 27 Giugno 2013 prosegue al Filmstudio la programmazione di film sperimentali e d’artista a cura di Piero Pala. In “Usanze e Rituali pt. 3” si rende omaggio allo scultore Antonio Paradiso, di cui i suoi film “Sculture filmate antropologiche”, 1969-75, e “Teatro antropologico” 1970-80, costituiscono degli imprescindibili documenti di cultura antropologica, etnologica, zoologica e geologica. L’artista qui ha realizzato un coinvolgimento empatico, attraverso l’azione e il resoconto documentativo, forte della consapevolezza che “dietro al rapporto corpo e macchina (mdp), corpo e sua estensione, c’è quello tra corpo e corpo, tra corpo come unicità e individualità e corpo come insieme.” (Anna Maria Cattaneo). Altrettanto dovuto è il riguardo verso il lavoro filmico di Nino Pezzella, di cui per questa serie di proiezioni sono proposti i suoi film metrici “Cocullo” e “Mia zia” dove i riti, culturali e religiosi, sono articolati con procedure strutturali che tengono conto del rapporto uomo e natura.
Si ringraziano:
Antonio Paradiso e Nino Pezzella
Usanze e Rituali pt. 3 (73 min.)
Teatro antropologico, Sculture filmate antropologiche, Cocullo, Mia zia
Antonio Paradiso, Teatro antropologico, 1970-80, 16mm, colore, sonoro, 15’
Sacro e Profano
Antonio Paradiso, Sculture filmate antropologiche
1969-75, 16mm, colore, sonoro, 25’
Il film contiene i seguenti lavori:
Tarantati, Pulcino, Navigazione dei colombi, Sacro e Profano.
Il termine cultura inteso e collocato da diverso significato come “istruito”, e “non ignorante”, non è da recepirlo come tale, ma la sua collocazione scientifica-antropologica, implica la concezione filosofica della vita. La cultura può essere “ignoranza” può essere “non istruito”. Cicerone, introducendo il termine cultura, alla sua analisi, l’aveva paragonata alla coltivazione dei campi: da un animale può nascere solo un animale, da un campo, a seconda di come sarà coltivato, potrà nascere: frumento, alberi, ortaggi, ecc. Per cui il termine di cultura antropologica si può paragonare più a un campo che a un animale. L’uomo dalla sua nascita trova da assorbire, fronteggiare, contrastare come prodotto non della nautra ma di altri uomini vissuti prima di lui. Cultura di un individuo, è quell’atteggiarsi non volontariamente secondo i suoi istinti naturali, da rimanere nei vincoli delle leggi del gruppo sociale e cui l’individuo appartiene. Oggi l’intellettuale col termine cultura, non fa la battaglia per il libero pensare settecentesco, ma s’identifica col fanatismo politico, dove deculturalizzato, viene poi formato di credenze, veli e gesti di concezione standard. In genere quando si parla del termine “spessore di comportamento determinato”, si parla di manifestazioni che l’uomo esplica e cozzano insieme, sogni e chiacchere di tutti i tempi a discapito del vero, che è ragione. (Antonio Paradiso, 1977)
Nino Pezzella, Cocullo, ITA, 2000-06, 16mm, colore, sonoro, 30’
Si tratta da un lato di un confronto tra l’arte ed il cinema e dall’altro di un culto religioso incentrato attorno al serpente, che risale ai tempi storici. A Cocullo, un piccolo villaggio Abruzzese, nel cuore dell’Italia, ogni anno in maggio, la statua di San Domenico è portata dentro le viuzze nel corso di una processione solenne. Serpenti vivi, appena usciti dal loro sonno invernale, si avvolgono tutto attorno alla statua (…) la processione si conclude sotto il frastuono dei petardi ed il suono delle campane. I serpenti sono in seguito rimessi in libertà. La bellezza di questa festa è anche incrementata dalla preparazione di diverse specialità culinarie (…) il film mostra, inoltre, i recenti interventi artificiali dell’uomo sulla natura, che modificano costantemente questo paesaggio arido. Così la costruzione di un’ampia autostrada che costeggia il lato della montagna come un serpente gigante, la cui la presenza “ha liberato” il villaggio da un isolamento secolare che, alla fine, aveva permesso a questo culto di esistere. Questa situazione ha comportato, tra l’altro, la comparsa del turismo con tutte le sue conseguenze.
Nino Pezzella, Mia zia, 1989, 16mm, colore, sonoro, 1’30’’
Le mani di una donna in procinto di pulire dei pesci. Questi punti di vista; una processione pasquale, il mare, un paesaggio addomesticato – culturali e profani -, montati ad un ritmo prosodico dischiudono possibilità di associazioni e dimensioni metafisiche, ricercando nuovi mezzi di espressione filmica. Grazie al montaggio che crea un legame intenso tra l’immagine e il suono, Pezzella dona al film un tensione sostenuta, e la struttura di questo lavoro è collegata alla musica. Siamo di fronte ad un cortometraggio di grande intensità.