Peter Kubelka Filmstudio 80

Peter Kubelka Filmstudio 80

Incontro con Peter Kubelka

A cura di Piero Pala
giovedì 10 e venerdì 11 ottobre 2002 h. 21.00
Filmstudio 1
Via degli Orti d’Alibert, 1/c
 
In collaborazione con Forum Austriaco di Cultura a Roma
 
 
Peter Kubelka terrà due conferenze accompagnate dalla proiezione della sua “trilogia metrica” costituita dai film: Adebar, Schwechater e Arnulf Rainer.  Il cinema metrico di Peter Kubelka e per il cinema ciò che la musica seriale di Schoenberg è per la musica.
 
 
Adebar, 1956-57, 35mm, b/n, sonoro, 69 sec. (26x4x16=1664 fotogrammi)
 
 
Schwechater, 1957-58, 35mm, due colori, due suoni, 1 min. (1440 fotogrammi)
 
 
Arnulf Rainer, 1958-60, 35mm,  film su quattro elementi: Luce e Non-Luce, Suono e Silenzio, 6’24” (24x24x16= 9216 fotogrammi)
 
 
Peter Kubelka (born 23 March 1934) is an Austrian filmmaker, architect, musician, curator and lecturer. His films, few in number, are known to be carefully edited and extremely brief.
 

Regista, musicista, teorico, cuoco, attento osservatore delle arti, co-fondatore dell’Anthology Film Archives di New York (con Jonas Mekas conosciuto al festival belga EXPRMNTL) e dell’Österreichisches Filmmuseum di Vienna, Kubelka ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Ha insegnato Cinema e Cucina all’Accademia di Belle Arti di Francoforte, alla N.Y. University ea Chicago. Nel 1976, per il Centre national d’art et de culture Georges-Pompidou, ha ideato la mostra Une Histoire du cinéma, che comprendeva circa 300 film di un centinaio di autori, dalle origini del “cinema come arte” ai giorni nostri. . Peter Kubelka ha sempre avuto la premura di mantenere il cinema ad un livello di fabbisogno pari a quello delle altre arti, rifiutando ogni nozione di marginalità, considera il cinema commerciale un genere minore del cinema normale.

 
Kubelka made mostly 16mm short films, also known as ‘flicker films’. The term came from having the black and clear film alternate, thus creating a ‘flicker’ effect. In the 1970s, he designed the Anthology Film Archive film screening space, located in New York. In this fully painted black space, each seat was covered with black velvet and there was a barrier between the seats in order for the audience members to be completely isolated from one another. The only source of light came from the spotlight aimed at the screen. This design encapsulated the purist, untarnished aesthetic of the Avant-Garde film movement.
 

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